Peregrinatio Mariae

24 Aprile / 4 Giugno 2017



L'INCALDANA: LA VERA CASTELLANA DELLA CITTA

Le recenti scoperte archeologiche hanno rivelato che Mondragone affonda le sue radici in un tempo remotissimo con i gloriosi risvolti del periodo greco e romano.
Anche al più distratto visitatore appariranno reperti storici e beni ambientali e paesaggistici straordinari, che collocano la nostra città tra siti più rinomati della Campania.
Ma lo splendore, per eccellenza, della città è Lei, la "Prodigiosa", "L'Incaldana", gelosamente custodita dai mondragonesi. Due titoli, che ricordano da una parte la ricchezza di benedizioni, che qui Maria riserva ai suoi figli e dall'altra il luogo delle acque sulfuree, dove prima prosperava la sua memoria.
Le prime notizie certe intorno ali ' Icona dell ' Incaldana risalgono alla fine del XVI secolo, quando la troviamo custodita nell'antico convento del Belvedere, allora abitato dai Carmelitani. 
Non siamo, invece, in grado di fare chiarezza, per la mancanza di documenti, sull'autore del dipinto, sul tempo e sul luogo della composizione e sulle maestranze, che vollero commissionarla. Si tratta solo di accennare a qualche ipotesi storica con la speranza che altri sapranno, attraverso nuove testimonianze, esprimere verità storielle più certe e più documentate.
Pare che il punto di partenza sia da legarsi all'impero Bizantino d'Oriente. Molti territori italiani facevano riferimento a tale autorità. Si pensi ai vasti tenitori bizantini del ravennate e di Aquileia. Il territorio diocesano, e non solo questo, è disseminato di memorie bizantine.
Il riferimento storico sarebbe l'inizio dell'VIII secolo, quando in Oriente, scoppiò la lotta iconoclasta.
L'Imperatore bizantino Leone III Isaurico, fece proprie le pressioni dei Vescovi iconoclasti dell'Asia, attuò una politica filo-islamica e, infine, una serie di disastri naturali convinsero l'imperatore che fossero dovuti all'ira divina. Il vero obiettivo, in realtà, era colpire l'enorme potere conquistato dai monasteri e dal monachesimo in generale. 
Infatti, furono distrutte una quantità enorme di opere d'arte, i templi spogliati dei loro tesori artistici. Tutti coloro che si opponevano all'iconoclastìa furono uccisi, imprigionati o esiliati. 
Fu così, forse, che tanti monaci si trovarono a vivere esuli sui nostri tenitori, dove continuarono la loro esperienza monastica e la loro espressione artistica delle Icone. Essi cercarono di salvare il salvabile, portandosi dietro i loro capolavori e la memoria di Maria madre del redentore, degli Apostoli e dei Santi. 
Approdarono, forse, anche nei nostri tenitori questi splendori artistici, per cui continuò la spiritualità e 1'arte di dipingere icone. Ma la zona del pettino registra anche una significativa presenza benedettina, che assicurava la preghiera, la coltivazione dei campi e la secolare devozione a S Anna da noi venerata sul monastero di S Anna "de aquis vivis". Non è facile verificare se i monaci abbiano avuto a che fare con la nostra Icona. 
Fu portata dall'Oriente la tavola raffigurante La vergine nell'atto di nutrire il figlio? O fu dipinto sul posto da qualche monaco bizantino? Siamo nel regno delle ipotesi. 
Una cosa è certa, se essa è già venerata dai carmelitani del belvedere vuoi dire che la sua origine è molto più antica. Oggi la data di composizione del dipinto si sposta sino all'XI secolo. 
Di fatto, un vasto territorio venerava L'Icona della Vergine Incaldana sul Belvedere. Ma a seguito delle incursioni saracene, dopo l'ennesima disastrosa scorribanda sulla costa sinuessana, i mondragonesi pensarono bene di custodire il prezioso dipinto all'interno delle mura cittadine.
Da qui nacque la tradizione che essa, contesa anche dalle popolazioni sessane, scelse Mondragone a sua sede. Per dirimere la contesa i fedeli posero l'Icona su una "raggia" trainata da due robusti torelli e questi, arrivati sull'attuale strada provinciale, presero la direzione di Mondragone. 
L'Icona mostra un volto giovane, che allatta il suo bambino, verginità e maternità insieme. La corona d'oro, che le cinge il capo, l'abito rosso e il manto azzurro la descrivono, insieme alla solennità e all'intensità dello sguardo, come una regina, tutta intenta a calamitare, con due occhi intensissimi nell'espressione visiva, lo sguardo verso la divinità del Figlio Gesù bambino ma già esposto nella sua piena regalità. La lettura iconografica offre al fedele il mistero della Divina Maternità di Maria e l'umanità e divinità del suo Figlio Gesù Cristo. 
Dal XVI secolo la bella Icona è sistemata in una splendida cappella laterale della Basilica Minore, sede, che secondo la tradizione, Lei stessa avrebbe scelto come sua permanente dimora, da cui partono i segni miracolosi per la città e per i suoi figli. A Lei tutte le popolazioni, della città, dei "casali" e di vaste popolazioni limitrofe rivolgono continuamente il loro pensiero e le loro richieste. I fedeli hanno la profonda convinzione del cuore che 1'"Incaldana", la "Prodigiosa" non lascia mai i suoi figli senza una carezza e una consolazione spirituale.

I Parroci della Forania